Giuseppe Culicchia a proposito di "Cerniera lampo"

"Un romanzo che fa sorridere e riflettere"

Gianluca Morozzi a proposito di "Tutto quell'amore disperso"

"Un perfetto, equilibrato mix di musica di classe e donne complicate"

Renato Minore a proposito di "Se avessi previsto tutto questo"

"Una storia di forte identificazione in cui c’è sempre una partenza da affrontare, uno sradicamento nuovo che è ormai la condizione coscenziale di un’intera generazione."

venerdì 30 gennaio 2015

I PROSSIMI INCONTRI PER CONOSCERE CARLO PIRAS

Mentre già pregusto un paio di sorprendenti e gustosi appuntamenti "live" previsti tra maggio e giugno, ecco intanto quelli relativi al mese di febbraio: l'8 febbraio sarò a Sortino per conversare di "Tutto quell'amore disperso" in compagnia del mio editor Matteo Pugliares e dello psico-pedagogista Nuccio Giaccotto presso la sala "I libri di Morfeo" in Piazza Cappuccini 2. 
Il 18 febbraio rieccomi invece in quel di Catania, scenario prediletto delle avventure di Carlo Piras: alle 18,30 converserò con l'avvocato-scrittore Salvo Cavallaro e con il regista e sceneggiatore Alessandro Marinaro

giovedì 29 gennaio 2015

RECENSIONE DI MARINA BISOGNO SU "SATISFICTION"

"Satisfiction"  è una delle più importanti riviste letterarie italiane. Ideata da Gian Paolo Serino (fino al 2011 con Vasco Rossi nell'insolita veste di editore) e attualmente diretta da Paolo Melissi, da anni propone inediti di grandi scrittori classici e contemporanei, oltre a centinaia di recensioni, sempre aggiornate, e decine di rubriche tenute dalle maggiori firme del panorama critico e narrativo italiano. Una di queste firme, Marina Bisogno, si è ultimamente occupata del mio libro su "Satisfiction". Marina aveva già recensito Carlo Piras e "Se avessi previsto tutto questo" sul "Corriere nazionale", ma sembra aver apprezzato in maniera molto più decisa "Tutto quell'amore disperso": "Luca Raimondi va alla scoperta di una generazione all’alba della crisi. L’atteggiamento numero uno è l’ironia, non senza una certa fede nel domani. Questo romanzo è uno spasso: intrattiene, diverte e solleva un sacco di domande: chi siamo? cosa ne è stato di quel che volevamo essere?" 
La recensione integrale la trovate qui: http://www.satisfiction.me/tutto-quellamore-disperso/

venerdì 16 gennaio 2015

DUE NUOVE RECENSIONI: IL MIO ROMANZO SU "EXCURSUS" E SU "PAROLE A COLORI"

Due nuove recensioni da segnalare: la prima porta la firma di Francesca Delli Carri, che già aveva trattato "Se avessi previsto tutto questo" su "Excursus". L'autrice mi ha concesso nuovamente fiducia e si è coscienziosamente immersa nella lettura di "Tutto quell'amore disperso". Il suo resoconto del romanzo è meticoloso, mette in luce diversi interessanti snodi della trama e descrive bene i personaggi. In particolare, sembra essere rimasta colpita, come del resto il mio protagonista Carlo Piras, dalla sfuggente Sofia: "Qualsiasi donna legga questo libro non può che trovarsi risolutamente dalla parte di Sofia, del suo vedere il mondo in bianco e nero, del suo amare così genuino, e delle lettere che scrive a Carlo; sono lettere vere, non possono che esserlo, piene di sentimento e tormenti esistenziali che tutti noi abbiamo provato. E poi perché, in questo romanzo, il vero personaggio è lei: anche se manca fisicamente in molte pagine, è lei che permea tutta la storia e che fa “crescere” – forse una volta per tutte – Carlo."
Il lungo articolo di "Excursus" lo trovate qui: 
Altri occhi femminili si sono posati sulle nuove gesta di Carlo Piras. Su un blog culturale molto simpatico che si chiama "Parole a colori", la giovanissima Maria Cristina Ruggieri scrive: "Fin dalle prime pagine del romanzo, Carlo rifiuta la problematicità di Sofia, si impantana nella fatica dello studio della “sophia” universitaria (filosofia), come un razzo sparato nel buio dell’universo, destinazione: il passato. Proprio il passato è il filo conduttore romanzo perché, secondo le parole di Heiddeger che l’autore stesso ci suggerisce, “Il presente viene dopo l’avvenire. L’avvenire è l’origine della storia… L’inizio è già passato oltre noi, al di sopra di noi”. In questo simil-mémoire Luca Raimondi mette in scena conflitti e psicomanie universali, come la condizione dei figli unici che non crescono mai. Colti dalla sindrome di Peter Pan, giocano tutta la vita ma a differenza di Peter Pan, senz’allegria ma in perfetta e malinconica solitudine."
L'articolo per intero potete leggerlo qui: http://paroleacolori.com/tutto-quellamore-disperso-luca-raimondi/

"IL LATO OSCURO DELLA LUNA": IL 17 GENNAIO PRESENTO IL ROMANZO DI LINA LOMBARDO

Sabato 17 gennaio vi aspetto alla "Casa del libro Rosario Mascali" di Siracusa per la presentazione del romanzo di Lina Lombardo "Il lato oscuro della luna", titolo pinkfloydiano che nasconde una bella storia tra il romanticismo del tango e il dramma dello stalking. 
Dal 1988 fino al 2012, l'autrice è stata esperta linguistica di Spagnolo presso la Facoltà di Lettere e di Lingue dell’Università di Catania. È scrittrice di racconti brevi e di poesie con i quali ha ottenuto numerosi riconoscimenti.

martedì 6 gennaio 2015

LA RECENSIONE DI GIANLUIGI BODI PUBBLICATA DA "SENZAUDIO"

Il sito "Senzaudio.it" augura a tutti una buona epifania...e in home page fa bella mostra di sé la copertina del mio romanzo. 
Ecco la recensione che Gianluigi Bodi vi ha pubblicato: 

"Se Carlo fosse una persona reale non so se lo vorrei come amico. Non so se lo vorrei al mio fianco. Insomma, mi è sembrato uno di quegli individui talmente tanto impegnati a pensare, a districarsi tra mille sovrastrutture da non avere tempo per vivere la propria vita. Persone così, mi sembra, non hanno istinti primordiali. Hanno solo razionalità spinta al limite. 
Carlo Piras per me è questo. Uno studente che non ha ancora trovato il proprio posto nel mondo, che non ha ancora ben chiara la strada che andrà a percorrere. Certo, di per sé, trovare la propria via è già un’impresa. Carlo rende tutto più complicato. Intendiamoci, l’età che comprende gli ultimi tre anni delle scuole superiori e il primi dell’Università è un’età complessa. Ci so forma caratterialmente, si forma in noi l’adulto che saremo, si formano le nostre relazioni, il modo in cui intendiamo l’amore (che poi si può dire che sta un po’ tutto lì) e quanto siamo disposti a dare di noi agli altri. Carlo Piras ci mette del suo a rendere tutto questo caos ancora più caotico. Innalza ostacoli, li crea anche dove non ci sono. Il suo amore per la filo(Sofia) è altalenante, barcolla. Non si riesce a decidere e quando decide è quasi fuori tempo massimo. 
L’impressione che mi da Carlo è quella di una persona che ha delle aspettative dagli altri che non corrispondono a parametri reali. Le proiezioni che impone sugli altri sono spesso sbagliate. E’ che, alla fine, siamo tutti pesci dello stesso mare, siamo tutti nel torbido, navighiamo a vista. Lui, Natalie, Ricky, Massimo e Sofia. Procediamo per tentativi. Sbagliamo. Ogni tanto becchiamo la cosa giusta. Raramente. 
Io non provo simpatia per Carlo, mi sembra evidente. Mi sembra anche una cosa bella. Se dovessimo amare tutti i personaggi che abbiamo incontrato da lettori dove andremmo a finire? Se fosse un mio compagno d’Università lo eviterei. Se fosse mio vicino da casa lo saluterei e tirerei dritto. Perdendomi sicuramente quando di interessante ha da dare. Perché, a ben vedere, anche io faccio un po’ come lui. Proietto aspettative puntualmente errate. Quindi sono un po’ come Carlo. 
“Tutto quell’amore disperso” è l’ultimo libro di Luca Raimondi. Un giovane scrittore che si cimenta con passione nella materia letteraria. Che si sporca le mani. Potrei dire che “Tutto quell’amore disperso” è un libro perfetto, ma non lo dirò. Io credo che Luca possa fare ancora molto. Il che non significa che questo libro non è bello o non è ben scritto. Anzi. La mia antipatia nei confronti di Carlo ne è la riprova. Ha creato un personaggio credibile, se avesse creato una macchietta non ce l’avrei così tanto con lui (Carlo). Eppure sento che sotto il motore ci sono cavalli in più che Luca non ha ancora sfruttato. Io vi dico: leggete “Tutto quell’amore disperso” e ditemi cosa ne pensate. Vi dico: fate un tuffo nel passato e ritornate agli anni in cui tutto sembrava di vitale importanza. Luca vi sta portando lì. 
Quando ho preso in mano questo libro sono andato a cercare qualche informazione della casa editrice. Non la conoscevo e non volevo fosse un editore a pagamento. Non lo è. E’ pure un editore, piccolo, ma con le idee chiare. 
GIANLUIGI BODI

IL PRIMO CAPITOLO DI "TUTTO QUELL'AMORE DISPERSO": LA MORTE DEI MIRACOLI

Cara Sofia, l’assurda domanda che vorrei rivolgerti, in questo torrido mezzogiorno dell’estate 1998, è la seguente: che ne abbiamo fatto del nostro avvenire? 
Da qualche metro a questa parte ho cominciato a pentirmi di aver intrapreso con la mia bicicletta la via della frazione balneare di Fontane Bianche, in provincia di Siracusa, la città in cui vivo quando non frequento l’Università di Catania.
Procedo veloce. Il mio è un tentativo di vincere il torpore delle vacanze e la noia del mio forzato soggiorno nella graziosa villetta sul mare presa in affitto dai miei genitori. Vacanze poco serene, le mie, ché sono ossessionato dagli esami di settembre. 
Non ho altro sogno che laurearmi e farla finita con l’Università. Mi attendono un pezzo di carta, un titolo di dottore, un incerto futuro da professore. Ma è ancora presto per queste previsioni; e non è necessariamente un male, forse ho ancora tempo per cercare di vivere nel mondo accademico con la convinzione di trovarmi negli anni più belli della mia vita. 
L’aria mi colpisce in faccia e mi asciuga il sudore, ma soltanto per pochi attimi: basta una pedalata profonda e potente per inzuppare di nuovo la t-shirt. 
Forse facevo meglio a starmene a casa, steso sul divano a riascoltare ancora il cd capolavoro di Frankie Hi-Nrg La morte dei miracoli
Purtroppo miracoli non ne so fare, per giunta pare non sia più possibile farne, a sentire Frankie, eppure ce ne vorrebbe uno, in questo momento, un miracolo che desidero come nient’altro al mondo, ma i miracoli li fanno – forse – i santi e io non sono certo un santo, non ho un’aureola in testa – solo una lieve cefalea, chiaro sintomo di un imminente colpo di calore. 
Forse sto esagerando, sto volendo andare troppo oltre i miei limiti fisici per spingere la mountain bike nell’alternarsi di faticose salite e di comode discese – facile scorgere in questo una metafora dell’andazzo dei miei ultimi mesi, un’analogia servita su un piatto d’argento, elementare come una rima cuore/amore. 
L’inquieta energia che agita la superficie del mare mi risveglia la volontà di trovare calma e pace e serenità. Anche per smettere di correre serve energia, occorre frenare con forza per non incorrere in un impatto letale con qualche pirata della strada che sbuca da una traversa. 
 Mi fermo, prendo fiato. Provo a respirare piano, ma il cuore va veloce. Il mio, poi, è ormai da tempo fuori giri. 
E ripeto a me stesso ciò di cui ho davvero bisogno. 
Calma. Pace. Serenità. Sedare l’anima, vivere come se non si dovesse mai morire. 
Che cazzate post-new age, avrei detto, quando nel salotto di Natalie giocavo a fare l’aspirante filosofo tormentato-nichilista e lei faceva da contraltare con la sua solarità, posticcia come i baffi sul volto di Charlot. Anche lei giocava, giocava a essere il contrario di se stessa, sì, proprio come me. 
Ecco, cara Sofia, prova a immaginare un mezzogiorno d’estate torrido come questo, in cui io sconfiggo la mia apparente tenebrosità per sorridere al vento come un babbione ottimista, e non c’è sudore in cui possa annegare, invincibile di un’invincibilità forse a tempo limitato, ma non per questo meno satura di colori ed emozionanti prospettive: almeno quelle, a tempo indeterminato. Perché nulla è scritto e tutto può andare bene e può andare male, ma ci sono momenti – e questo è uno – in cui credo con l’intensità di un fanatico religioso che tutto andrà bene, anche se non andrà proprio come avevo sperato. 
Ecco, metti un mezzogiorno d’estate torrido e bollente, in cui la bicicletta scorre come i pensieri sopra un asfalto morbido e liscio. Ogni tanto m’imbatto in una buca e per poco la bicicletta non sfugge al controllo e i pensieri volano via al di là di un guardrail, spiaccicandosi chissà dove. Perché non c’è filosofia che non muoia con il suo filosofo. Il filosofo! Buono, quello: capace di rimangiarsi i pensieri d’una vita un attimo prima di spirare. E a che serve la bibliografia dei suoi libri, percorso di un pensiero che infine muore o contraddetto, e quindi inutile, o uguale alle sue origini, e quindi sterile? 
Le mie considerazioni forse sono stronzate, eppure mi riempiono la mente e mi permettono di non curarmi della fatica del pedalare e di quell’angoscia che mi procura il vuoto che avverto abissale davanti a me, in quell’avvenire che sembra essermi sfuggito insieme a te, mia cara Sofia. 

In questo torrido mezzogiorno d’estate transito davanti a una via che porta dritta alla spiaggia. Disposte a caso, figlie dell’abusivismo selvaggio di anni or sono, mi circondano alcune villette dalle architetture un po’ pretenziose. Come chi vi trascorre l’estate. Tra gli altri: Sofia e la sua famiglia. 
Non ci sono mai stato, ma riesco comunque a individuare villa Crodaro, grazie alle mie reminiscenze delle sommarie descrizioni di Sofia e alle domande che rivolgo agli indigeni trafficanti con pompe d’acqua davanti alle proprie siepi. 
Il cancello è accostato. Penetro dentro la proprietà con il fare sospetto di un ladro. Appoggio la mia bicicletta a un pino. La madre di Sofia è intenta anche lei a innaffiare le piante. Quando mi vede rimane incerta sul da farsi: se accogliermi calorosamente o con la freddezza che la figlia le imporrebbe di usare. Rimane sui binari di una collaudata cortesia. Ma non è per la matura mammina della mia ex fidanzata che mi trovo qui. 
Sono qui perché ho trovato la mia strada e ne sono così sicuro che mi sento imbecille: mi capita sempre, quando smetto di barcamenarmi in quei dubbi che stimolano l’indagine filosofica ma che spesso paralizzano l’azione. 
Esistono momenti in cui gli aspiranti filosofi devono smettere di speculare per cominciare a darsi da fare. E questo è uno di quei momenti. 
– Dov’è Sofia? – chiedo.

lunedì 5 gennaio 2015

IL MIO ROMANZO ANCHE DA FELTRINELLI

Già presente presso Diana, Biblios, Mascali, il mio romanzo, grazie al nuovo distributore PDE, è finalmente giunto anche presso la libreria Feltrinelli dell'Auchan della mia città. I fantastici amici, conoscenti o semplici simpatizzanti che mi dicono sempre "ma dove lo posso trovare?" non hanno più scuse. I libri si trovano in libreria, non credo mi verrebbe mai in mente di cercarlo presso il mio salumiere o dal ferramenta. E ne approfitto per ricordare ai più sbadati che anche qualora non fosse fisicamente disponibile, potreste sempre ordinarlo...