Giuseppe Culicchia a proposito di "Cerniera lampo"

"Un romanzo che fa sorridere e riflettere"

Gianluca Morozzi a proposito di "Tutto quell'amore disperso"

"Un perfetto, equilibrato mix di musica di classe e donne complicate"

Renato Minore a proposito di "Se avessi previsto tutto questo"

"Una storia di forte identificazione in cui c’è sempre una partenza da affrontare, uno sradicamento nuovo che è ormai la condizione coscenziale di un’intera generazione."

mercoledì 22 aprile 2015

IL 21 APRILE OSPITE DEL "GOLD ELEPHANT WORLD" FILM FESTIVAL DI CATANIA

In quel di Catania, martedi 21 aprile, ho introdotto il film in concorso "Ida" di Paweł Pawlikowski (già vincitore del premio Oscar come miglior film non in lingua inglese) in apertura della sesta giornata del Gold Elephant World - International Film & Musical Festival. Grazie a Cateno Piazza per avermi fortemente voluto come ospite della sua prestigiosa manifestazione, giunta alla quarta edizione. 
La mia scelta di introdurre quel film è stata dettata dalla mia familiarità con i luoghi in cui è girato: mia moglie è originaria infatti di Łódź, e da anni mi reco periodicamente in quel "voivodato". Il film, pur ambientato nel 1962, restituisce molto bene le atmosfere di quei luoghi, dove è facile trovare zone urbane e rurali "di altri tempi".
Una sorpresa e un piacere trovare dietro la quinte anche il produttore, il regista e l'attore del film "Bolgia totale", con cui mi sono piacevolmente attardato. L'attore era il cèco (ma da anni di casa in Francia e in Italia) Ivan Franek, indimenticabile protagonista di "Brucio nel vento" di Silvio Soldini, ma i più ricorderanno più che altro il suo piccolo ruolo ne "La grande bellezza".

lunedì 13 aprile 2015

L'INCONTRO DEL 10 APRILE ALLA "CASA DEL LIBRO": IL RESOCONTO DI ANNA DI CARLO SU NUOVOSUD.IT

Molto piacevole l'incontro del 10 aprile presso La Casa Del Libro tra il sottoscritto, lo scrittore-filosofo Gianfranco Damico e la psicologa Marcella Cifali; non potrei resocontare l'evento meglio di quanto abbia fatto Anna Di Carlo per conto della rivista on line Nuovosud.it: 

"Raccontare di sé, della propria vita, dei propri ricordi è un atto liberatorio, catartico, terapeutico. Non a caso Luca Raimondi (nella foto) scrittore dalla personalità versatile, capace di conciliare l’ amore per la narrativa con l’ attività di pedagogista, affida la presentazione del suo ultimo romanzo Tutto quell’amore disperso, nella storica libreria siracusana Mascali, alla psicologa Marcella Cifali e allo scrittore Gianfranco Damico, life- coach e pragmatico filosofo del pensiero positivo, Come in una seduta terapeutica, la lettura semiseria e dissacrante di Damico e quella scientifica della Cifali, con arte maieutica, mettono a nudo l’ inquietudine esistenziale di Carlo Piras, il giovane studente universitario protagonista del Bildungsroman di Raimondi. Sullo sfondo di una Catania di fine millennio, attraversata da un attivismo febbrile e fagocitante, Carlo, novello Leopardi, insofferente nei confronti della cultura accademica e della vita mondana della città, è incapace di entrare in relazione con gli altri, paralizzato in una condizione di estraneità al mondo. A sottolineare le scaturigini della solitudine dell’io narrante è la dottoressa Cifali, che insiste sul leitmotiv del romanzo, il complesso del figlio unico: “Tutti quei giocattoli. Tutti quei giocattoli solo per me. Com’ero contento. Com’ero solo. Giocavo da solo. Ero contento da solo. Ero contento così. Ero triste così”. L’egocentrismo di Carlo è attestato dal prevalere del monologo interiore, dall’uso di un linguaggio cerebrale e dall’insistente ricorso a interrogativi che rimangono senza risposta. La stessa Sofia, oggetto di un amore sfumato in un sogno adolescenziale, vagheggiato fino all’ossessione e infine cristallizzato in un tenero rimpianto, non campeggia nella narrazione come protagonista: non le vicende esteriori dell’amore, bensì le ripercussioni di quelle nella vita intima del protagonista costituiscono la materia affettiva del racconto. La ricerca di senso e di identità è un percorso aggrovigliato, labirintico, doloroso. Ma è attraverso il dolore inevitabile della crescita che il disadattato Carlo, come il giovane James, protagonista del poetico Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron, supera la linea d’ombra che gli consente di diventare un adulto. Il romanzo è dichiaratamente autobiografico (per quanto la letteratura trasfiguri la vita sostituendosi sovente ad essa): “Ritornare con la mente su sentimenti vissuti tempo addietro, afferma Raimondi, ci fa capire il motivo di scelte che forse oggi non faremmo più. Andare alla scoperta di pezzi lontani, dimenticati della propria storia, significa conoscerci di più; cercare di comprendere strutture che ci sembravano senza forma, senza equilibrio, o senza coerenza; dare risposte a vecchie domande. Per questo, l’autobiografia è una forma di auto-formazione permanente”.
La solitudine di Carlo non è però individuale: vi si riconosce in essa un’intera generazione di giovani, eredi dell’impegno politico e civile degli anarcoidi padri sessantottini, affetti da quel che Massimo Recalcati definisce il complesso di Telemaco. Alla musica psichedelica, allucinata, ribelle della contestazione del ’68 si sostituisce quella degli anni ’90, colonna sonora dell’adolescenza di Carlo. Cosa rimane di tutto l’amore disperso? A fornire una spiegazione dei rimpianti che affiorano nelle parole dello scrittore interviene Damico “Il rimpianto è la presa di coscienza della nostra più profonda umanità e la liberazione dalla prigionia di quella fisiologica tendenza a cristallizzarci una soffocante rete di schemi fissi che alimentano la nostra sofferenza”. A chi dubitasse della necessità di assecondare l’urgenza impellente del nostro tempo di comunicare, di esplorare e di esplorarsi, di dare sfogo alla tristezza e una forma alla vita attraverso la scrittura, parafrasando lo scrittore Javier Marias, ricordiamo che esiste un’enorme zona d’ombra, in cui solo la letteratura è in grado di penetrare, non per illuminarla o rischiararla, ma per percepirne l’immensità e la complessità. La letteratura ci consente di comprendere un po’ meglio noi stessi e il mondo, che finiscono comunque per coincidere. E forse per questo ogni vita è degna di un romanzo."
ANNA DI CARLO