Giuseppe Culicchia a proposito di "Cerniera lampo"

"Un romanzo che fa sorridere e riflettere"

Gianluca Morozzi a proposito di "Tutto quell'amore disperso"

"Un perfetto, equilibrato mix di musica di classe e donne complicate"

Renato Minore a proposito di "Se avessi previsto tutto questo"

"Una storia di forte identificazione in cui c’è sempre una partenza da affrontare, uno sradicamento nuovo che è ormai la condizione coscenziale di un’intera generazione."

sabato 27 giugno 2015

SU "STATO QUOTIDIANO" SI PARLA DI CARLO PIRAS

Sul pugliese "Stato Quotidiano", diretto da Giuseppe De Filippo, è apparso ieri un articolo su "Tutto quell'amore disperso", ecco un estratto

“Tutto quell’amore disperso” è il romanzo con cui Carlo Piras dà un seguito alle vicende sentimentali di Carlo Piras, il quale, nel precedente “Se avessi previsto tutto questo” (edito, come quest’ultimo, dalle Edizioni Il Foglio), era una matricola universitaria alle prese con il proprio percorso di formazione nella Catania degli anni ’90. Adesso invece è nel bel mezzo della tempesta: sempre più a disagio tra professori iene e programmi didattici confusi, tra compagnie che lo sopportano ma di certo non lo supportano, ha appena mollato il suo primo amore, pensando che non fosse lei, Sofia, la persona giusta, salvo convincersi del contrario nel tormentato periodo successivo. Sembrava diversa, Sofia, e invece era simile, era anche lei una figlia unica con enormi problemi relazionali, appartenente a una generazione un po’ vacua, cresciuta in un apparente benessere, lei che cercava l’amore e mentre provava a imporre la sua personalità, spingendola ai limiti dell’intolleranza verso l’altro, proprio come Carlo. 
Ha scritto Marina Bisogno su “Satisfiction”: “Luca Raimondi va alla scoperta di una generazione all’alba della crisi. L’atteggiamento numero uno è l’ironia, non senza una certa fede nel domani. Questo romanzo è uno spasso: intrattiene, diverte e solleva un sacco di domande: chi siamo? cosa ne è stato di quel che volevamo essere?”. 
L’ironia era già il registro che caratterizzava lo stile di Raimondi nel precedente romanzo: ma lì Carlo era raccontato in terza persona e il narratore sembrava divertirsi non poco a prenderlo in giro. Qui la scelta di entrare nella soggettiva di Carlo, grazie all’uso della più diaristica prima persona, rende più tenue l’ironia, i sentimenti e le inquietudini prendono spesso il sopravvento, il confronto con l’Università si fa ancora più cattivo e sarcastico (i professori sembrano essere quello che erano il Gatto e la Volpe per Pinocchio più che maestri Perboni). Lo sfortunato mondiale di Calcio del ’98, con la palla che Di Biagio stampa sulla traversa durante la lotteria dei rigori dando via libera alla Francia, è la metafora perfetta di certe sconfitte che fanno male ma che, come la storia del calcio insegna, lasciano anche il posto a possibile rivincite (come sappiamo l’Italia si rifarà nel 2006 battendo la Francia proprio ai rigori nella finale di Berlino). E Carlo proverà l’improbabile riscossa, che, come nel calcio, a volte può farsi attendere anche a lungo.

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