Giuseppe Culicchia a proposito di "Cerniera lampo"

"Un romanzo che fa sorridere e riflettere"

Gianluca Morozzi a proposito di "Tutto quell'amore disperso"

"Un perfetto, equilibrato mix di musica di classe e donne complicate"

Renato Minore a proposito di "Se avessi previsto tutto questo"

"Una storia di forte identificazione in cui c’è sempre una partenza da affrontare, uno sradicamento nuovo che è ormai la condizione coscenziale di un’intera generazione."

lunedì 14 settembre 2015

RIFLESSIONI A MARGINE DELLA VERSIONE TEATRALE DI "TUTTO QUELL'AMORE DISPERSO"

Spettacolo sold out, o per meglio dire "tutto esaurito"...
Come forse alcuni di voi sanno, per diversi anni, oltre a scrivere romanzi e racconti, mi sono dedicato alla scrittura, alla produzione, alla direzione e realizzazione di cortometraggi per cui si potrebbe utilizzare l’aggettivo “amatoriale”. 
Prodotti insomma scaturiti più dalla mia passione che non da una consumata professione economicamente retribuita, anche se naturalmente con il tempo e lo studio ho accumulato esperienza e ho ottenuto dei risultati, partecipato a festival e collaborato con diverse professionalità e case di produzione. 
Ricordo quindi sempre con piacere il periodo in cui realizzavo queste opere prive di budget significativi, che si riuscivano a realizzare con fatica, avventurosamente, e si concretizzavano soltanto grazie a tanti amici e collaboratori altrettanto appassionati. 
Da sinistra: io, Sergio Pillitteri, Luana Iacono, Alessio Albi,
Ismenia Amari, Silvana Scrofani
L’11 settembre, presso la suggestiva ex Chiesa dei Cavalieri di Malta, ho presenziato allo spettacolo realizzato, appunto, da amatori e dalla mia premessa si dovrebbe desumere il fatto che non ho mai adoperato e non adopero l’aggettivo “amatoriale” in senso dispregiativo: gli amatori in questione erano i bravi e volenterosi partecipanti al laboratorio teatrale in seno all’associazione culturale “Per la città che vorrei” presieduta da Sergio Pillitteri, associazione che nel dicembre scorso ha organizzato una riuscita presentazione di “Tutto quell’amore disperso”, la prima delle tante, forse troppe, che hanno avuto luogo a Siracusa. Memori forse di quella felice serata, alcuni soci hanno deciso di dedicare tempo e risorse a un progetto di adattamento teatrale, rinunciando non so a quante rilassanti e piacevoli serate estive. Soltanto per questo andrebbero ringraziati: il tema del mio romanzo è proprio l’amore per le persone ma anche l’amore per ciò che si crea insieme agli altri, per ciò che una compagnia può fare, che sia portare anelli in giro per la Contea o dedicarsi alla recitazione. 
Luana Iacono e Alessio Albi all'opera
Potrei asserire che il teatro non è mai stato al centro della mia vita, avendo di fatto dedicato più tempo alla letteratura, alla filosofia, all’arte, al cinema o alla musica. Ma è ovviamente impossibile starne del tutto lontano, interessandomi alle suddette altre discipline, con cui di certo, con ognuna di esse, il teatro ha molto a che vedere: ed è stata acuta la regista Silvana Scrofani nell’individuare nel mio testo e nel leggere al pubblico alcuni brani che avevo dedicato al teatro, quasi che fosse destino che quel testo – e proprio quello, fra tanti altri che ho pubblicato negli anni  approdasse al teatro. Poiché comunque il tasso di insoddisfazione di un autore può essere assai più alto se il proprio testo è in mano ad amatori, con tutto il rispetto e la simpatia per gli amatori chiarita in apertura, la mia sorpresa è stata notevole nel constatare le loro ottime capacità espressive, che hanno concorso a fare dello spettacolo qualcosa di quantomeno dignitoso, per non osare termini più enfatici. Nei cinquanta minuti di un atto unico non era possibile condensare i tanti temi e i tanti personaggi del mio libro, ma le tre figure principali scelte per l’operazione, il mio alter ego Carlo Piras (interpretato con dedizione da Alessio Albi) e le due ragazze che lo pongono a un bivio fondamentale della sua esistenza (la Sofia di Ismenia Amari e l’istrionica Natalie di Luana Iacono), in qualche modo ne restituiscono l’anima, il cuore vivo e pulsante: i tormenti sentimentali di un giovane protagonista, un figlio unico ancora immaturo, alle prese con due donne tanto diverse quanto a loro modo affascinanti e sfuggenti, affascinanti forse proprio perché sfuggenti, ma soprattutto il bisogno disperato di amore che – in qualunque fase della nostra vita – è destinato a non cessare mai. 
Proprio per non scalfire in alcun modo la purezza della loro passione, ho preferito infatti, da autore del romanzo di partenza, farmi da parte, lasciarli liberi di giocare con il mio testo, di farlo proprio, di decostruirlo e ricostruirlo secondo la propria inclinazione, pur dando qualche indispensabile indicazione di massima. Probabilmente l’operazione non ha tolto o aggiunto nulla rispetto a quanto avessi già scritto nel romanzo: ma se ha convinto qualcuno ad andare più spesso a teatro o a comprare più libri (spero il mio, naturalmente, ma va bene lo stesso) e se ha spinto qualcun altro a porsi qualche domanda e a darsi anche qualche intelligente risposta, allora diciamo davvero che nel nostro piccolo abbiamo generato cultura. E scusate se è poco, di questi tempi.

Nessun commento:

Posta un commento