Luana Iacono, che ha recitato nello spettacolo tratto da "Tutto quell'amore disperso" (incarnando in maniera splendida il ruolo di Natalie), ha voluto mandarmi una mail con la sua opinione sul romanzo. Poiché non si tratta del solito pigro giudizio telegrafico che ricevo dai più (del tipo "è bello", "è noioso", "è sublime", "mi è piaciuto", "potevi far di meglio" etc. etc.), ma è invece una vera e propria recensione, una disamina critica degna di lettura, mi fa piacere condividerla sul mio blog.
Ciao Luca,
ho finito di leggere il
tuo romanzo. Piacevole la parte iniziale, profusa da parole che sembrano
tratteggiare un vento di malinconia. Incisiva la parte che introduce
l’esperienza universitaria e relazionale di Carlo Piras. Un momento cruciale che
evidenzia un Carlo alla ricerca di sé stesso, della propria autenticità e dei
sentimenti più profondi che hanno inciso qualitativamente la percezione che ha
di sé, ma ancora di più la percezione che ha di sé stesso nella relazione con l’altro e con l’amata Sofia. In quasi
tutto il romanzo emerge un bisogno irrefrenabile di accettazione, allora, la
conferma e il sentimento dell’altro nei suoi confronti appare decisamente un
fattore necessario. La musica, le parole, il cinema, i copioni, divengono per
lui il solo mezzo per riuscire a comunicare e condividere
quei sentimenti che altrimenti rimarrebbero celati nel silenzio, nell'aura silente in cui si è trovato a vivere da sempre come figlio unico. Inoltre,
Sofia, questa ragazza dal carattere mite rappresenta non altro che il
contenitore dei sentimenti più contraddittori di Carlo Piras. Una volta avuta
può disfarsene immediatamente, una volta persa ne sente la mancanza. E poi c’è
ancora Natalie, un altro oggetto d’amore, ma lei non potrà mai contenere tali
sentimenti al massimo se ne fa burla. Le scelte amorose di Carlo sembrano
appropriate per confermare uno stato di cose vissute, che vertono
incessantemente verso una luce sinistra: quella della solitudine. Dal tono
calante mi è sembrata la parte descrittiva che vede Carlo presentare il copione
di sé stesso all'amico, dovuto,se vogliamo, alla banalità del contenuto e del
dialogo. Mi rendo conto d'altronde che i riferimenti sono proprio i sentimenti
di Carlo e questo non è altro che un ragazzo ventenne, dove il tutto dovrà
essere compiuto. La parte finale, tra cui la lettera indirizzata a Sofia, è
impregnata di dolcezza e poesia. Le parole sembrano dettate da una lunga
riflessione, da un’introspezione che lascia intendere la chiara volontà di ricostruire
quel legame che è stato distrutto dalla propria immaturità, da una condizione
sentimentale acerba dovuta peraltro alla giovane età o probabilmente da quel
richiamo alla solitudine. Dalla consapevolezza di poter migliorare e
comprendere i propri sentimenti, ora Carlo è pronto a ripartire e ad amare.
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